Merchandising: una grande opportunità? [parte prima]

GUADAGNARE CON L’ABBIGLIAMENTO PERSONALIZZATO? FORSE…

Da qualche anno a questa parte, nel nostro piccolo mondo, ‘merchandising’ sembra essere diventata la nuova parola magica.

Sui notiziari rimbombano le notizie di vendite stratosferiche per le magliette di Cristiano Ronaldo e Valentino Rossi, tutti i principali franchise globali usano T.shirt, felpe e cappellini come arieti per smuovere impressionanti quantità di denaro e acquisire visibilità gratuita.

E’ l’età dell’immagine, e il riuscire ad apparire ovunque, e soprattutto far soldi nelle maniere più disparate è sicuramente un punto di arrivo per tutti i brand globali – o per chi aspira a diventarlo.

E i nostri piccoli imprenditori sognano…

Me è proprio così? Il merchandising è importante anche per le piccole aziende?

La risposta è: assolutamente si – ma forse non nel modo che pensate voi…

Innanzitutto cerchiamo di capire bene di cosa stiamo parlando.

Il merchandising dei marchi è quell’attività per cui si sfrutta la notorietà del proprio brand per vendere prodotti che appartengono a settori diversi, raggiungendo così il doppio risultato di entrare in mercati slegati da quello di provenienza e promuovere la propria identità marchiando oggetti di uso quotidiano.

Ad esempio Coca-Cola Company– leader assoluto del settore bevande – produce (o per meglio dire fa produrre) T.shirt, berretti, bicchieri, tazze MUG, ma anche calzini, ciabatte, calamite, penne, peluche, palloni… Il tutto venduto a prezzi non proprio da discount.

Il brand Pokèmon – il mitico videogioco nato a metà degli anni ’90 – ha fruttato ad oggi una sessantina di miliardi di dollari (la cifra l’avete letta bene, è proprio quella); sicuramente molti di questi soldi sono arrivati dal business principale, ma tantissimi anche da uno sterminato catalogo degli oggetti più disparati, tutti logati e strettamente coordinati con il mondo Pokèmon.

L’Hard Rock Cafè è più famoso per le sue magliette che per i suoi locali. E con gli esempi si potrebbe andare avanti all’infinito– ma tanto sono cose che sapete già…

Nella fatale trappola degli oggetti brandizzati ci siete già caduti, e sicuramente qualcuno a casa vostra lo trovate: una maglietta, una tazza, un cappellino…

E quindi perché non lo potete fare anche voi?

Siete in un settore di tendenza – motori, design, hi-tech, food&beverage, intrattenimento…

[cta id=”4059″ vid=”1″]

 

Perché non usare il vostro logo per creare un capo moderno, alla moda,venderlo e guadagnare un pacco di soldi? Lo fanno tutti!

Basta selezionare una maglietta carina, metterci sopra il vostro logo (bellissimo) e iniziare a guadagnare, no?

Mi dispiace dirvelo, ma no. Non è proprio così.

Perché c’è chi ci ha provato; di casi ne ho visti parecchi.

Bravi imprenditori, presidenti di club, pseudo-stilisti, che magari hanno anche cercato di fare le cose per bene: una T.shirt, una felpa ben studiate, ben personalizzate, con il messaggio giusto:appartenenza, il mio club, alla moda. E un prezzo neanche eccessivo.

Ma il problema è che quello di cui stiamo parlando è un concetto che va oltre il ‘bello’ o ‘utile’.

La gente indossa con orgoglio una T.shirt da 30/40 € perché rappresenta qualcosa, perché si crea tra il marchio e l’utilizzatore un legame intangibile ma fortissimo, di status, di condivisione, di un medesimo sentire.

Quindi:
indosso un capo logato perché penso di appartenere ad un certo mondo, a una grande famiglia  – faccio parte di un club, magari vincente – che ha e mi da identità.

E fino a qui ci possiamo stare, la mia azienda, il mio gruppo ha fan e sostenitori, quindi qualcuno disposto a portare il mio logo c’è.

– ma per avere un valore veramente importante, questa identità deve essere estremamente riconoscibile: sei quello che vesti, ti identifichi nei marchi che indossi; e questi devono influenzare il modo in cui gli altri ti percepiscono e ti trattano

I soldi di cui parlavamo prima per una maglietta li spendo solo se mi da status, prestigio, se comunica un modo di essere a cui tengo moltissimo.

Non se è quella di un marchio magari stimolante ma non troppo conosciuto o della mia associazione ad ambito locale.

Non sono concetti facilissimi, sono distinzioni sottili ma che dal punto di vista del valore fanno la differenza.

Quindi, tornando al punto: potete (voi piccoli – medi imprenditori ovviamente) creare un capo di abbigliamento di merchandising guadagnandoci sopra quello che ci marginano gli altri? No.

Se il brand non è fortissimo, conosciuto da tutti (perlomeno da quelli del ‘giro’ che conta), non mi da quel plusvalore che mi garantisce un marchio noto, 40 € in una T.shirt difficilmente li spendo.

Uniamoci il fatto che la capacità di distribuzione è estremamente limitata, e si capisce il perché la maggior parte delle magliette di cui parlavo all’inizio sono rimaste invendute – magari poi omaggiate per farle andare, con la scusa di ‘tanto è pubblicità’. Che può anche essere vero, ma le aspettative erano altre.

E allora? Questo famoso merchandising non è tutto sto’ granché? E’ una fregatura? Solo un modo per farvi buttare dei soldi?

Ancora una volta: NO. Può essere un’arma potentissima, che io consiglio sempre ai miei clienti.

Chi la usa bene ha degli ottimi risultati.

Un esempio di capo pensato per una operazione di merchandising?

Le t-shirt stampate VICEVERSA

Una t-shirt alla moda con manica corta, personalizzata con una grande stampa in serigrafia che raffigura il logo ed il nome del locale.

VAI AL PROGETTO

 

E come si fa?

Non è semplice, ma con noi si può – lo vediamo nel prossimo articolo…

Ma se non vuoi aspettare, puoi chiamarci subito!

[cta id=’4067′]